Riconoscere e affrontare la carogna da ufficio

da | Nov 15, 2020 | Blog

Abbiamo visto nei precedenti articoli come il conflitto negli ambienti di lavoro possa rivelarsi una risorsa per la crescita dell’organizzazione e come affrontarlo in modo costruttivo.
Eppure, può sempre capitare di trovarci a fare i conti con persone poco inclini alla risoluzione pacifica dei conflitti in un’ottica di cooperazione e raggiungimento di obiettivi comuni.
Imparare a riconoscere e affrontare la “carogna da ufficio” può in questi casi rivelarsi vitale!

Le tipiche carogne da ufficio sono quelle persone più interessate ad imporre il proprio punto di vista in modo aggressivo, magari facendo leva sul potere legato al proprio ruolo per affermarlo con forza. Usando una comunicazione violenta e provocatoria e un atteggiamento di sfida che sembra messo in atto apposta per farci perdere le staffe!

Questo piccolo manuale di autodifesa trae spunto da un libro spiritoso e molto utile per riconoscere e affrontare persone, situazioni e comportamenti disfunzionali che rendono gli ambienti di lavoro un vero inferno: Fucking Monday. Corso di sopravvivenza in ufficio. Scritto dal Dott. Matteo Marini, psicologo del lavoro specializzato in Psicologia per la valutazione e valorizzazione delle risorse umane.

Ma iniziamo dal principio: come riconosciamo la carogna da ufficio?

Riconoscere la carogna da ufficio rappresenta già di per sé un’arma per difendersi dai suoi attacchi. Perché? Semplicemente perché se comprendiamo il meccanismo su cui poggia il comportamento della carogna da ufficio diventiamo più immuni ai suoi attacchi, consapevoli del fatto che il modo in cui agisce non ha nulla a che fare con noi.

Il Dott. Marini nel suo libro tira in ballo a tal proposito la letteratura sui mobber. Il motivo è semplice: non tutte le carogne da ufficio sono destinate a diventare mobber conclamati, ma l’atteggiamento alla base dei comportamenti aggressivi e vessatori è simile.

Chi mette in atto azioni mobbizzanti e assume il ruolo di carnefice in una escalation di mobbing, con ogni probabilità ha iniziato a sperimentare questo genere di dinamiche relazionali negative sul posto di lavoro assumendo il ruolo di carogna da ufficio!

Ecco quindi i tratti distintivi di questo soggetto secondo Henry Walter, famoso studioso del fenomeno del mobbing:

  • Assume un comportamento aggressivo anche quando ci sarebbe la possibilità di adottare una modalità meno “violenta” di relazionarsi.
  • Si impegna attivamente per prolungare ed esasperare il conflitto.
  • È indifferente rispetto alle conseguenze negative dei suoi comportamenti sulle altre persone, pur conoscendole, e non manifesta alcun senso di colpa.
  • Non si ritiene responsabile di quanto accade ma, anzi, ritiene di aver semplicemente reagito a delle provocazioni.

Altri studiosi associano la figura del mobber a tratti di personalità narcisistica.

In particolare al “narcisista maligno” che addirittura gode nell’infliggere sofferenza. Per alimentare il proprio senso di grandiosità, si circonda di leccapiedi manifestando atteggiamenti persecutori verso chi non condivide la sua condotta o scatena la sua gelosia e invidia. Non prova sentimenti di colpa e non si fa problemi a manipolare e sfruttare gli altri perché tutto gli è permesso e tutto gli è dovuto.

Ma bisogna ricordare che il narcisista è tutt’altro che forte come vorrebbe dare a credere. La sua personalità, al contrario, è fragile.

Quando sente che viene colpito lì dove si sente vulnerabile, scatta con accessi di rabbia incontrollata.

Ovviamente non tutte le carogne da ufficio sono affetti da quello che è un vero e proprio disturbo della personalità. Tuttavia possono facilmente essere caratterizzati da tratti latenti riconducibili al narcisismo che si scatenano in particolare quando si assumono ruoli di potere.

Ora che abbiamo capito come “funziona” il nemico, vediamo come è possibile neutralizzarlo!

Bisogna innanzitutto focalizzare il fatto che la carogna da ufficio ha bisogno degli altri per sentirsi grande e potente. Ha bisogno di continue conferme dall’esterno e di far leva sulle debolezze della sua vittima.

In pratica, ogni arma che usa contro di noi siamo stati noi stessi a fornirgliela!

Il primo passo consiste allora del diventare consapevoli delle proprie paure e debolezze per non prestare il fianco ai suoi attacchi. Il secondo è quello di acquisire consapevolezza e fiducia nelle proprie capacità e opportunità al di fuori della relazione con lui/lei. Ciò renderà innocui i suoi attacchi in quanto non avranno presa sulla nostra emotività e non avranno il potere di intaccare la nostra autostima.

Una fermezza simile, peraltro, consente di non sentirsi schiavi della paura di perdere il lavoro e di non avere alternative, ad esempio. Questa è infatti una delle leve più potenti che usa la carogna da ufficio quando si trova nella posizione del “capo”. Essere consapevoli del proprio valore e fiduciosi di poter costruire il proprio futuro anche altrove lascia un capo-carogna completamente disarmato e lo rende inoffensivo!

Compreso questo, abbiamo già preso il coltello dalla parte del manico.

Non ci resta che soffermarci a riflettere su alcune strategie per far perdere efficacia ai tentativi di manipolazione più comuni messi in atto dalla carogna da ufficio.

Essere informati e consapevoli dei propri diritti sul lavoro.

Spesso i diritti vengono negati dai capi-carogna o trattati come “concessioni” per cui essere riconoscenti. Cadere in questa trappola significa diventare manipolabili e ricattabili per qualcosa che in realtà ci spetta. Sapere è potere!

Non assumere il ruolo di vittima.

Nei gruppi di lavoro si formano e si consolidano ruoli diversi, tra cui quello che fungerà da “capro espiatorio”. La carogna da ufficio ha infatti bisogno della sua vittima designata come figura complementare per mettere in atto il suo teatrino. Di solito si tratta di una persona che si pone con un atteggiamento passivo e disponibile ad assecondare ogni richiesta e capriccio senza mai controbattere, sottrarsi o negoziare. È bene quindi sin dall’inizio sottrarsi a questo ruolo definito perché una volta che si sarà cristallizzato sarà più difficile, ancorché possibile, rompere lo schema e gli equilibri precedentemente formati e tenuti in piedi dall’intero gruppo. È fondamentale quindi mantenere sin dal principio un atteggiamento risoluto di “disponibilità limitata”. Ovvero ponendo dei confini chiari e non offrendo disponibilità scontata e incondizionata.

Mantenere un atteggiamento professionale e non cedere alle provocazioni.

È inutile ingaggiare un braccio di ferro con la carogna da ufficio su un piano in cui ha certamente più esperienza di noi! Inoltre ci potrebbe far passare dalla parte del torto esponendoci a sanzioni disciplinari, licenziamento o persino querele. Quindi anche se la tentazione è forte, evitare di rispondere per le rime adottando strategie più efficaci di comunicazione. Si può scegliere, ad esempio, di porre domande di approfondimento sul perché abbia questo atteggiamento così aggressivo nei nostri confronti oppure lasciare che si sfoghi assumendo una posa ironica, annoiata o neutra finché la sfuriata non avrà esaurito il suo potenziale per poi giocarsi le proprie cartucce.

Non mostrarsi spaventati.

Oltre che con l’aggressione verbale, la carogna cerca di intimorire anche attraverso la comunicazione non verbale: prossimità fisica “invadente” e indesiderata, contatto oculare forzato, silenzi prolungati… Spesso si avvarrà anche del sostegno di uno o più “supporter” che con la loro presenza sul luogo dello scontro hanno il compito di mettere ulteriormente in difficoltà la vittima. È quindi importante non farsi spaventare da quelle che non sono altro che tattiche! La reazione di paura infatti alimenta l’ego della carogna: se non arriva, rimarrà disorientata. Pertanto, se la carogna si avvicina cercando di imporsi fisicamente, è utile evitare di arretrare ma semmai spostarsi lateralmente per ripristinare la giusta distanza. Se ci guarda fisso negli occhi, potremo focalizzare l’attenzione su un punto della fronte in mezzo ai suoi occhi così da dargli la percezione di essere guardato/a ma senza riuscire a guardare a sua volta nei nostri occhi. Se cerca di creare suspance attraverso un ostinato silenzio, basterà interromperlo iniziando a parlare del più e del meno o ponendo domande.

Usare un po’ di sana autoironia.

La carogna è sprovvista di senso dell’ironia per definizione! Di fronte a un sorriso e a un atteggiamento autenticamente ironico (non sarcastico!) la carogna perde le coordinate e si “smonta”. Capisce infatti che tutti i suoi sforzi per indurre tensione, ansia e soggezione sono completamente inefficaci.

Un sorriso ci salverà!

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